I romani
e lo sport - II parte
Nella
seconda parte si parlerà dell’influsso greco ed etrusco
nello sviluppo dei giochi e delle gare atletiche nel mondo romano.
Tito Livio narra (XXXIX,22) che la prima gara atletica di tipo greco
(athletarum certamen) fu offerta ai romani nel 186 a.C. da Marco Fulvio
Nobiliare, in occasione dei giochi organizzati per il suo trionfo sugli
Etoli e su Ambracia; alle gare, di carattere non agonistico, parteciparono
atleti greci, forse romani ma nessuno etrusco e precedute da spettacoli
musicali videro danze, recite,rappresentazioni teatrali ed esibizioni
di vario genere.
Era la prima volta che gli agoni greci entravano nel programma degli
spettacoli a Roma, cioè i Ludi, spettacoli offerti da un magistrato
agli dei ed al popolo romano.
Nel 167 a.C. Emilio Paolo per festeggiare la vittoria sul re di Macedonia,
Perseo fece Arrivare a Roma “una moltitudine di atleti e di nobili
cavalieri” (Livio XLV,32), Silla superò tutti, infatti
nell’80 a.C. in occasione del trionfo su Mitridate fece confluire
a Roma un numero incredibile di atleti greci, tanto che non fu possibile
far svolgere l’intero programma della 175° Olimpiade.
Nonostante l’importanza di questi due spettacoli, i giochi atletici
a Roma non avevano ancora preso piede, ancor meno cercare di scimmiottare
modelli greci già lungamente sperimentati, anzi c’è
da dire che le difficoltà e gli ostacoli erano dovuti in gran
parte proprio all’opposizione della parte più tradizionalista
dell’aristocrazia senatoria, la quale nel diffondersi nell’Urbe
di modelli culturali greci vedeva un segno pericoloso della decadenza
morale, che avrebbe finito per aggredire tutti gli aspetti della vita
privata e soprattutto pubblica.
Questo stato di cose impedì tra l’altro la costruzione
di teatri stabili in città fino alla metà del I secolo
a.C., quando cioè fu costruito il teatro di Pompeo inaugurato
nel 55 a.C. e tralasciando la distruzione del teatro davanti al tempio
di Cibale nel 154 a.C. ad opera del senatore ultra(s)conservatore Scipione
Nasica, quando oramai era quasi ultimato.
Studi recenti hanno però evidenziato una nuova realtà,
cioè che i giochi atletici a Roma inizierebbero molto prima di
M.F.Nobiliore, che già in età arcaica fossero presenti
modelli greci che in seguito si trasformarono in maniera autonoma, questo
fatto escluderebbe una tradizione italica molto spesso rivendicata e
descritta ben lontana da qualsiasi influenza greca.
Né si può tralasciare l’aspetto etrusco, anch’esso
presente nel periodo arcaico e che si può ricondurre al momento
dei Tarquini, le rappresentazioni etrusche costituiscono il commento
migliore a tutto ciò.
La civiltà etrusca però si differenziava per un aspetto
neanche tanto trascurabile, la mancanza cioè nelle loro città
del Ginnasio che per i greci era il fulcro fondamentale dell’educazione
fisica e mentale del cittadino; questo perché la loro società,
dominata da una cerchia aristocratica ristretta, era ricca di forti
squilibri sociali, con i cittadini dai diritti ridotti se non inesistenti
a differenza dei cittadini greci che praticavano l’agonismo in
una società di pieni diritti.
Ecco perché lo sport etrusco è stato definito “spettacolo”,
cioè come gioco (Ludus parola romana derivante forse dall’etrusco),
gli stessi luoghi etruschi destinati allo spettacolo fin dalle origini
rivestono una importanza notevole, totalmente diversa da quelli greci,
per esempio le scene rappresentate nella tomba delle Bighe (inizio V
sec. a.C.) si svolgono davanti a spettatori seduti comodamente su tribune
di legno coperte, questo sport è inteso più come spettacolo
che pratica attiva e così si sarebbe diffuso anche nell’Urbe.
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